Cosa Faccio - Psicologapianosi

PSICOLOGA PIANOSIPSICOLOGA PIANOSI

PSICOLOGA PIANOSIPSICOLOGA PIANOSI

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COSA FACCIO
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Consultazione psicologica
La consultazione psicologica è un intervento breve costituito da un numero determinato di colloqui al termine dei quali si raggiunge, in accordo con la persona che chiede la consultazione, un’indicazione al trattamento. Si tratta quindi di un momento fondamentale dove viene data forma ai diversi punti interrogativi che porta la persona in consultazione: è un momento di incontro, di conoscenza reciproca, di esplorazione e di chiarimento, che mette a fuoco problemi, aspettative, risorse e specificità della persona. La consultazione si conclude con una condivisione di questi aspetti, la discussione di possibili obiettivi da raggiungere e l’accordo su un eventuale invio a un altro professionista o il proseguimento con un percorso di sostegno psicologico.
Sostegno psicologico
È un percorso di ripresa dell’equilibrio che si costruisce insieme. In ogni percorso psicologico la chiave del cambiamento sta in ciò che accade durante i colloqui: le esperienze che ci portiamo nel nostro bagaglio personale ci cambiano e queste esperienze hanno come protagonisti soprattutto le persone. Familiari, amici, partner, colleghi, tutti contribuiscono a costruire un pezzettino di quel bagaglio, ivi incluso lo psicologo. Ciò che accade in terapia non è altro che una nuova esperienza relazionale, che andrà a riorganizzare quelle precedenti, a rivitalizzarne alcune e a togliere un po’ di polvere su ciò che sembrava dimenticato.
In alcuni momenti particolarmente stressanti o faticosi, in cui si può avere la sensazione di non riuscire a sbloccare un meccanismo affaticato, lo psicologo mette in campo tutte le sue competenze e la sua personalità integralmente, per aiutare il suo compagno di viaggio in un processo di riscoperta.
Psicoterapia individuale
Il percorso psicoterapeutico, a differenza del percorso di sostegno psicologico, si distingue per gli obiettivi, gli strumenti utilizzati, la tempistica e il punto di partenza. Pur avendo molti aspetti in comune con un percorso di sostegno psicologico, la psicoterapia si differenzia per il grado più o meno elevato e consapevole di malessere psicofisico della persona che richiede questo tipo di intervento. Pur non presupponendo un quadro di psicopatologia, la psicoterapia è l’unica modalità di intervento che possa essere legittimamente messa in campo nelle situazioni di più profonda e strutturata sofferenza, lì dove spesso siano già presenti uno o più sintomi che mettano a rischio il benessere psicosociale della persona. La psicoterapia presuppone interventi specifici e mirati non solo all’inquadramento diagnostico, ma anche alla strutturazione di un progetto terapeutico che potrà essere, in accordo con il paziente, a lungo termine. Gli obiettivi sono sempre concordati, con la massima trasparenza e il massimo rispetto delle priorità del paziente.
La psicoterapia è un vero e proprio viaggio in compagnia durante il quale il paziente (così come anche il terapeuta) porta il proprio baule pieno di esperienze personali; il terapeuta ha il solo compito di mettersi di fianco a lui e, con estrema accoglienza e curiosità, osservare e maneggiare con cura le diverse cose che verranno fuori dal baule di ogni persona. Sarà così possibile rivedere vecchi oggetti, ormai dimenticati o temuti smarriti, piccoli ricordi ormai impolverati, oggetti nascosti, magari con alcune parti rotte o rovinate. Sarà importante provare a tirarli fuori tutti e, seguendo il tempo di ognuno, tornare a vederli, a riabbracciarli o a rimetterli via, magari in un altro posto, trovando un ordine nuovo all’interno del proprio baule.

Sostegno al caregiver
Per caregiver si intende colui che si prende cura di una persona affetta da una malattia (organica o psicologica) per la gestione delle attività quotidiane e delle difficoltà conseguenti alla stessa. Prendersi cura di una persona malata non è semplice e può diventare spesso molto faticoso e dar vita a sentimenti contrastanti. Chi viene definito come caregiver è spesso un familiare, ma anche un amico o una persona molto vicina al malato, che si ritrova repentinamente catapultato in un vortice di esami clinici, visite, ricerche di uno specialista. L’esempio più comune che si può fare è quello di una persona che viene a conoscenza della diagnosi oncologica di un familiare. Questa persona può essere padre o madre, fratello o sorella, marito, moglie o convivente, figlio, ma in una maniera del tutto repentina questi ruoli vengono abbandonati o “dimenticati” perché ciò che è importante è prendersi cura del familiare colpito dalla malattia.
È un processo di capovolgimento delle priorità e dei ruoli che avviene in maniera del tutto naturale, ma il caregiver può sentire il legittimo bisogno di doversi appoggiare a qualcuno di esterno alla famiglia.
Il percorso di sostegno a un caregiver è quindi focalizzato sul processo di adattamento a una situazione nuova e dolorosa che colpisce il sistema, familiare e/o sociale allargato, e che spesso porta livelli di stress psicofisico anche importanti a ogni suo componente. Una situazione che è ancor più difficile da gestire poiché spesso è lunga da affrontare e risolvere e richiede al caregiver di doversi far carico di molte questioni anche pratiche che si vanno però ad accumulare a quelle che già erano presenti prima della diagnosi della malattia. Permettersi di chiedere un sostegno è spesso il primo passo non solo per aiutarsi, ma anche per aiutare al meglio il familiare sofferente.

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